La semiotica nello specchio della sua storia
DOI:
https://doi.org/10.4454/sdxrve05Parole chiave:
Bachelard, Hjelmslev, semiostoriografia, storia delle idee semiotiche, storia della scienza semioticaAbstract
Nella seconda metà del Novecento si delineano due tendenze nello studio dei segni: una intende la semiotica come scienza la cui base teorica è situata in una discendenza diretta che va da Saussure a Greimas, passando attraverso Hjelmslev e Propp, l’altra tendenza opta invece per un’impronta più filosofica, per l’approfondimento storico e pre-paradigmantico di nozioni come “segno”, “significato”, “inferenza”, “senso”, individuando un percorso plurimillenario.
In questo contributo si intende mostrare che lo studio della semioticità non può avvenire solo attraverso un sapere categorizzato: il problema o la teoria generale del segno è innervata dallo sguardo della sua storia, e viceversa; si arriva così a sostenere che la stessa storiografia procede semioticamente ed è quindi una semiostoriografia. Non c’è frattura tra una storia della scienza semiotica e una storia del pensiero filosofico e delle idee sui segni. Piuttosto che di “fratture” si deve parlare di “svolte” che si realizzano nella dimensione costruttiva del non bachelardiano, che rigenera variabili che la ricerca ha trascurato nel suo primo avvio, o nelle sue tappe successive. Il non include a un diverso livello teorico ciò che nega, avvia un processo di traduzione di istanze che trovano risposta in un altro paradigma.
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