Un bacino «greco-orientale» a Orvieto
DOI:
https://doi.org/10.4454/ostraka.v33.1238Parole chiave:
Orvieto-Volsinii, Crocifisso del Tufo, East Greek pottery, Pontic pottery, VulciAbstract
L'articolo esamina una ciotola di tipo fenicio-cipriota proveniente dalla tomba K 136 di Crocifisso del Tufo (Orvieto), la cui ubicazione è ancora incerta. Fu scoperta nel 1878 da Riccardo Mancini su un terreno di proprietà della famiglia Bracardi. La ciotola conserva le caratteristiche morfologiche delle originarie versioni “cosmopolite” del Vicino Oriente, probabilmente adattate in base agli influssi della Grecia orientale giunti in Etruria nella prima metà del VI secolo a.C.. Tuttavia, la ciotola è un pezzo unico in termini di alto livello qualitativo rispetto ad altri esempi di questa classe ceramica, grazie all'insolita forma di decorazione della superficie esterna, e soprattutto alla decorazione dipinta all'interno della ciotola, in stile greco orientale.
Piuttosto che un recipiente progettato per scopi di rituale funerario, la ciotola K 136 era forse un oggetto di prestigio decorato da un artigiano sofisticato che si era trasferito in Etruria intorno alla metà del VI secolo a.C. (forse con sede a Vulci). Il vaso potrebbe essere arrivato a Orvieto in seguito a un dono o a un'altra forma di scambio tra élite urbane.
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