V. 1 N. 1-2 (2025)
Parole e linguaggio

Come i pesci nell’acqua: gli esseri umani e il linguaggio

Giovanni Mierolo
Psicologo, psicoterapeuta, Direttore scientifico di Rete Dafne, Segretario generale di Rete Dafne Italia

Pubblicato 2025-11-05

Parole chiave

  • truth,
  • violence

Abstract

Questo saggio esplora il rapporto fondamentale e spesso invisibile tra l'essere umano e il linguaggio, paragonandolo all'acqua per i pesci: un elemento talmente onnipresente da risultare impercettibile. Partendo da una riflessione sul film 2001: Odissea nello spazio, viene analizzato il linguaggio non come un mero strumento a disposizione degli umani, ma come una potenza che istituisce la realtà e costituisce il soggetto stesso. Attraverso il pensiero di filosofi come Foucault, Heidegger e Lacan, il testo argomenta che il linguaggio "uccide la cosa" per nominarla, introducendo una distanza tra noi e il mondo. L'analisi prosegue esaminando la natura performativa della parola (Austin, Wittgenstein) e il problema della verità, dimostrando come quest'ultima sia prodotta dall'enunciazione stessa piuttosto che da un riferimento esterno. Per ovviare all'intrinseca "debolezza" del linguaggio, le comunità umane hanno storicamente fatto ricorso a "punti di tenuta" esterni, come il giuramento o figure di autorità. Infine, il saggio affronta la metafora del linguaggio come "virus" e come "veleno", analizzando come linguaggi tossici, dalla lingua del Terzo Reich studiata da Klemperer a quella delle moderne comunità online come gli "Incel", possano plasmare la percezione, generare esclusione e legittimare la violenza, intrappolando i soggetti in un "ocoparlare" privo di pensiero critico.